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Andrea Zanzotto RIP. (#change11)

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Ninety years were not sufficient for Him.


“Perhaps living up to 900 years … then 

I would understand the meaning of Life”. 

(Andrea Zanzotto, on Oct. 10, 2011)


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Andrea Zanzotto -
Lectura, Encuentro Internacional de Escritores
(Monterrey, México, 2011)

http://youtu.be/eTBqjz6JCqE

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LETTERATURA

 

E’ morto Andrea Zanzotto
fu tra i grandi della poesia

 

Più volte vicino al Nobel per la letteratura, il poeta è morto a Conegliano Veneto. Lo scorso 10 ottobre aveva compiuto 90 anni. Cordoglio del mondo politico e culturale. Napolitano: “Italia perde un figlio”, Galan: “Immortale la sua opera”

 

[...]

Napolitano, “Italia perde suo grande figlio”. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha espresso in un messaggio la sua “commossa partecipazione al cordoglio dei famigliari” di Zanzotto, “e di quanti lo hanno avuto caro”. “Giorni fa – si legge in una nota – in occasione del suo novantesimo compleanno gli avevo rivolto l’augurio e l’omaggio nei quali si riassumevano l’ammirazione da lungo tempo nutrita per lui e la ideale amicizia che ci aveva fatto in questi anni sentire vicini”. Napolitano ha aggiunto: “La terra veneta e l’Italia perdono un grande figlio, un interprete sensibile dell’esperienza di vita e dei sentimenti del suo popolo, una personalità civilmente impegnata nella difesa del patrimonio culturale e dei valori nazionali della nostra Italia”.

http://www.repubblica.it/persone/2011/10/18/news/morto_il_poeta_andrea_zanzotto-23425550/

http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/424049/

http://www.italica.rai.it/scheda.php?scheda=zanzotto_andrea&cat=biografie

°/°°

http://caramorimarco.blogspot.com/2011/10/la-poesia-fa-90-buon-compleanno.html


RIP Andrea.

Un pensiero da parte mia: 

Elogio dell’ombra, JLB  

http://www.anobii.com/books/Poesie_1923-1976/9788817122894/0197026b6bdcd1342c/

La vecchiaia (è questo il nome che gli altri le danno)

può essere il tempo della nostra felicità.

l’animale è morto o è quasi morto.

nimangono l’uomo e la sua anima.

Vivo tra forme luminose e vaghe

che non sono ancora le tenebre.

Buenos Aires,

che prima si lacerava in suburbi

verso la pianura incessante,

è diventata di nuovo la Recoleta, il Retiro,

le sfocate case dell’Once

e le precarie e vecchie case

che chiamiamo ancora il Sur.

Nella mia vita sono sempre state troppe le cose;

Democrito di Abdera si strappò gli occhi per pensare;

il tempo è stato il mio Democrito.

Questa penombra è lenta e non fa male;

scorre per un mite pendio

e assomiglia all’eternità.

I miei amici non hanno volto,

le donne sono quel che erano molti anni fa,

gli incroci delle strade potrebbero essere altri,

non ci sono lettere sulle pagine dei libri.

Tutto questo dovrebbe intimorirmi,

ma è una dolcezza, un ritomo.

Delle generazioni di testi che ci sono sulla terra

ne avrò letti solo alcuni,

quelli che continuo a leggere nella memoria,

a leggere e a trasformare.

Dal Sud, dall’Est, dall’Ovest, dal Nord,

convergono i cammini che mi hanno portato

nel mio segreto centro.

Quei cammini furono echi e passi,

donne, uomini, agonie, resurrezioni,

giorni e notti,

dormiveglia e sogni,

ogni infimo istante dello ieri

e di tutti gli ieri del mondo,

la ferma spada del danese e la luna del persiano,

gli atti dei morti, il condiviso amore, le parole,

Emerson e la neve e tante cose.

Adesso posso dimenticarle. Arrivo al mio centro,

alla mia algebra, alla mia chiave,

al mio specchio.

Presto saprò chi sono.


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